L'Istituto Professionale per l'Agricoltura prende l'avvio nel 1953, dopo una serie di iniziative provvisorie. Finita la Guerra, la Fondazione "F.lli Navarra" da inizio a una serie di corsi a Malborghetto, precursori alla nascita dell'Istituto Professionale per l'Agricoltura - Scuola per Coltivatori Diretti e Mezzadri, biennale con Convitto. Nell'ottobre 1961 lo Stato nazionalizza tutti gli Istituti professionali; grazie alla Fondazione il Convitto rimane gratuito per i figli di agricoltori o addetti del settore residenti nel Ferrarese.
Sempre in questo primo anno, l'Istituto organizza la prima Giornata dimostrativa di macchine per la Frutticoltura, da cui deriverà la biennale "Eurofrut". Nel 1963 il Comune di Ferrara delibera di intitolare l'istituto ai Fratelli Navarra e nel 1964 mette l'azienda agraria a disposizione per sperimentazioni delle Università di Bologna, Firenze, Piacenza.
Nel 1967 si costruisce la Palestra a Malborghetto, e nell'anno seguente si attiva la sede di Ostellato con un corso integrale di Qualifica per Meccanici. Nell'a.s. 1970-1971 si avvia il corso per Agrotecnici che consente la prosecuzione degli studi con diritto di accesso all'Università. Si amplia il Convitto, portandone la capienza a 100 posti dai 40 iniziali, con l'aggiunta di un altro centinaio per i semi-convittori e Ostellato viene dotato di terreni nel Mezzano. A maggio del 1980, l'Istituto accoglie una delegazione dell'Accademia delle Scienze Sociali della Repubblica Popolare Cinese.
A partire dall'anno scolastico 1995/96 alla tradizionale qualifica di "operatore agroindustriale" si affianca quella di "operatore agroambientale", integrato nella nuova sigla di Istituto Professionale Statale per l'Agricoltura e l'Ambiente (IPSAA).
Nel contempo si converte l'azienda agraria della scuola alla produzione con metodo biologico e certificato, mentre si avvia la sperimentazione di un impianto d'irrigazione a goccia del frutteto con alimentazione ad energia fotovoltaica.
Con la riforma nuove materie vengono poi introdotte e in questa ottica si inserisce la creazione, nella sede di Malborghetto, di un percorso cartografico-ambientale che ha i suoi punti di forza nella Carta del Basso Po e nel Modello planoaltimetrico della provincia di Ferrara.
Presso la sede di Ostellato, poi, approfittando della vicinanza con l'area del Parco del Delta del Po, ci si propone di formare una figura di Tecnico Agroambientale con competenze agrituristiche, in grado di affrontare la gestione aziendale nel rispetto dell'ambiente ma anche di adottare opportune tecniche di riconversione.
Un aspetto del Progetto '92 ha ulteriormente qualificato l'attività del Navarra: l'integrazione delle persone disabili. Grazie al contesto ambientale in cui l'istituto è inserito, è possibile ideare progetti in cui il rapporto diretto con i processi del mondo naturale risulti di grande utilità dal punto di vista formativo. Lo sviluppo dei cicli vitali e la possibilità di partecipare al loro realizzarsi favorisce infatti il processo di crescita individuale, di autonomia e autostima degli studenti.
Con la riorganizzazione della rete scolastica, le due sedi dell'Istituto Navarra, Malborghetto e Ostellato, dal 1997 fino a settembre 2012, vengono accorpate all'Istituto Professionale per l'Industria e l'Artigianato (IPSIA) "Ercole I D'Este" di Ferrara. Nell'anno scolastico 2002/03 partono poi le prime classi dell'Istituto Tecnico Agrario e l'Istituto Navarra modifica il percorso formativo specificatamente in Tecnico. Con l'anno scolastico 2010/2011 entra progressivamente in vigore il riordino della scuola secondaria superiore. L'Istituto Tecnico Agrario confluisce nel settore Tecnologico ad indirizzo "Agraria, Agroalimentare e Agricoltura" (C8), con l'Articolazione "Gestione dell'Ambiente e del Territorio".
A partire dal 1 settembre 2013 è attivo anche il percorso Professionale, settore Servizi ad indirizzo "Servizi per l'Agricoltura e lo Sviluppo Rurale", opzione "Valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli del territorio"Approfondimento storico a cura del Prof. Mauro Bovoli
Finita la Guerra, la Fondazione avvia una serie di corsi “complementari”, cioè ad orario ridotto, per periodi limitati (3 mesi è il più significativo), funzionali alla formazione professionale. Evidentemente, il suo modello sono le “Cattedre Ambulanti di Agricoltura” arrivate a Ferrara mezzo secolo prima. Sede, Malborghetto, con un corso di Frutticoltura; cui seguono rapidamente molte altre località della provincia, fra speranze (corso di Viticoltura) e nostalgie (corso di Canapicoltura). L’esperienza coinvolgerà in complesso circa 3000 persone.
IL PROGETTO 92
A partire dall’anno scolastico 1988/89, Preside il prof. Mario Scagliarini, il Navarra abbraccia il nuovo corso e avvia importanti iniziative. La prima delle quali è la preparazione di un convegno (il 6 e 7 maggio 1989) dal titolo emblematicamente interrogativo: Una scuola rinnovata: per quale agricoltura? Si tratta di un’iniziativa pensata e coordinata da un insegnante di materie letterarie, il prof. Michele Fabbri, che non solo coinvolge le autorità cittadine, gli operatori di settore, i docenti e gli imprenditori, ma pone una domanda più che legittima, considerando come stiano ormai emergendo le responsabilità dell’agricoltura nella gestione del territorio e delle risorse ambientali. Il convegno cerca insomma di fotografare la crisi di identità di un mondo agricolo stretto fra la necessità della resa quantitativa e i ritorni di sovrapproduzione sempre più penalizzati dalle regole della CEE.L’iniziativa ha poi un seguito significativo. Nel gennaio del 1991 infatti si conclude un indagine statistica tesa a rilevare in ambito provinciale l’impatto dei fitofarmaci sulla salute degli operatori e sull’ambiente circostante. A condurla sono il Servizio multizonale di prevenzione delle Usl 30 e 31 insieme a una parte degli studenti del Navarra, seguiti da alcuni docenti e coordinati dal prof. Fabbri. A un centinaio di famiglie è stato distribuito un questionario, tanto articolato quanto rigorosamente anonimo, con domande sull’acquisto e utilizzo dei fitofarmaci. I risultati dell’indagine vengono presentati a un convegno presso il Centro Operativo Ortofrutticolo cui partecipano insegnanti del Navarra, operatori delle Usl, docenti universitari e rappresentanti delle istituzioni cittadine. Ne risulta un quadro alquanto preoccupante: scorrettezza diffusa nello smaltimento dei contenitori dei fitofarmaci, prevalenza di modalità di lotta antiparassitaria con forte impatto ambientale, preferenza data ai consigli dei tecnici delle case produttrici piuttosto che degli enti pubblici. A ciò si aggiunge una certa disattenzione per i pericoli derivanti alla salute degli stessi operatori dall’uso e dalla vicinanza alle sostanze chimiche. A rendere più inquietanti questi risultati c’è anche il fatto che una parte degli insegnanti di materie professionali del Navarra non ha ritenuto opportuno collaborare all’iniziativa.Ciò evidentemente segnala un certo disagio degli operatori di settore, che indicati (talvolta ingiustamente) come i principali responsabili dell’inquinamento ambientale restano sulle difensive. E tuttavia sono proprio iniziative come questa che avviano la possibilità di una presa di coscienza, preparando le basi per una maggiore sensibilizzazione e per un successivo, importante intervento legislativo. Se già infatti l’istituzione dell’Albo degli Agrotecnici riconosceva di fatto all’agricoltura un posto di rilievo economico e anche culturale - e in questa ottica la vita dell’Istituto Navarra aveva trovato una sua stabilità, cui corrispondeva l’alto numero delle iscrizioni fino almeno alla fine degli anni Ottanta -, fra il 1994 e il 1995 il legislatore sembra accorgersi che gli agricoltori non sono da considerare i nemici dell’ambiente, ma semmai la principale risorsa per la sua salvaguardia, dal momento che lo conoscono meglio di chiunque. Conseguenza dell’emergere del tema ambientale a tutti i livelli (compreso quello delle iniziative comunitarie sostenute dalla UE), questa nuova sensibilità pone le scuole per l’agricoltura al centro di una rinnovata attenzione, ritenendole le più idonee a trattare le problematiche connesse a questo tema.Inserendosi in questa linea, a partire dall’anno scolastico 1995/96 (Preside il prof. Aldo Ferraro) il Navarra modifica la propria configurazione: alla tradizionale qualifica di “operatore agroindustriale” affianca quella di “operatore agroambientale”, integrato nella nuova sigla di Istituto Professionale Statale per l’Agricoltura e l’Ambiente (IPSAA). Ma nonostante ciò, l’indubbia attrattiva che questa apertura presenta anche in termini di sbocchi occupazionali, il numero degli iscritti è ormai in diminuzione, secondo una logica certamente collegata alla cosiddetta ‘crisi’ dell’agricoltura ma di difficile interpretazione complessiva, che tuttavia modificherà sensibilmente la vita e le attività dell’Istituto.
Risorsa ambientale e risorsa umana
Per intanto le sedi di Malborghetto e Ostellato, che da sempre effettuano cicli completi di produzione: dalla semina, alla raccolta e alla vendita dei prodotti, iniziano a porre maggiore attenzione ai temi ambientali. I docenti, che hanno ormai fatto proprie le ragioni del cambiamento, propongono l’introduzione di progetti di “terza area” finalizzati a una agricoltura a basso e bassissimo impatto ambientale. Oltre all’introduzione della lotta integrata, infatti, si decide di convertire l’azienda agraria della scuola alla produzione con metodo biologico e certificato, mentre si avvia la sperimentazione di un impianto d’irrigazione a goccia del frutteto con alimentazione ad energia fotovoltaica. Nuove materie vengono poi introdotte nel curriculum scolastico, fra cui l’ecologia agraria, che consente di studiare i rapporti fra gli equilibri di un dato sistema naturale e le modifiche introdotte dalla presenza dell’uomo e delle sue attività trasformative. Materia dunque indispensabile per poter sviluppare la sensibilità e le competenze utili alla gestione della tutela del territorio e alla salvaguardia degli equilibri dell’ecosistema.In questa ottica si inserisce anche la creazione, nella sede di Malborghetto, di un percorso cartografico-ambientale che ha i suoi punti di forza nella Carta del Basso Po e nel Modello planoaltimetrico della provincia di Ferrara. La prima, voluta dai tecnici dell’amministrazione napoleonica e realizzata fra il 1813 e il 1814, è una fondamentale rappresentazione cartografica, moderna e particolareggiata, del nostro territorio; il secondo è una stupenda opera di modellismo, che attraverso la definizione delle curve di livello evidenzia la struttura delle bonifiche. Insieme costituiscono due elementi di riferimento indispensabili per conoscere lo sviluppo storico del ferrarese.Presso la sede di Ostellato, poi, approfittando della vicinanza con le Valli di Comacchio e in generale con l’area del Parco del Delta del Po, ci si propone di formare una inedita figura di Tecnico agroambientale con competenze agrituristiche, in grado di affrontare la gestione aziendale nel rispetto dell’ambiente ma anche di adottare opportune tecniche di riconversione. Insomma un professionista che sappia tenere insieme la produttività e la salvaguardia dell’ambiente nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. E tutto questo approfittando delle ore di “terza area”.Ma c’è un aspetto del Progetto ’92 che qualifica particolarmente l’attività del Navarra, differenziandolo dagli altri Istituti di istruzione superiore della provincia. La legge 104 del 1992, relativa all’integrazione e ai diritti delle persone disabili, vi trova infatti un’immediata ricezione. Questo ovviamente perchè il rapporto diretto con i processi del mondo naturale risulta di grande utilità dal punto di vista formativo. Lo sviluppo dei cicli vitali e la possibilità di partecipare al loro realizzarsi favorisce infatti il processo di crescita individuale, di autonomia e autostima degli studenti, e fa della nostra scuola un luogo ideale per affrontare i problemi collegati alla disabilità. Ma non bisogna dimenticare che l’apertura è stata anche una scelta consapevole e mirata, conseguenza di un atteggiamento lungimirante che anticipava lo spirito della legislazione successiva. Le leggi regionali n. 10 e n. 26 del 1999, infatti, dopo i primi anni di sperimentazione giungono a precisare il senso del recupero e inserimento del disabile nella società attraverso l’educazione scolastica. Oltre a ciò, il tema del ‘collocamento mirato’ elaborato dalla legge nazionale n. 68 del 2001 capovolge la precedente concezione dell’handicap. La legge infatti impone non più di valutare ciò che manca al disabile, ciò che non è in grado di fare, ma di valorizzare ciò che egli possiede in termini di conoscenze o comunque sa fare. Da peso superfluo egli si trasforma così in una risorsa per la comunità, che deve prevedere nuove forme di integrazione e valorizzazione anche attraverso l’utilizzo di fondi previsti dalle leggi regionali: cosa che appare come uno degli aspetti maggiormente interessanti dell’autonomia scolastica.
Questi ultimi anni
Continuando il proprio impegno nell’ambito dell’integrazione dei disabili, in questi ultimi anni il Navarra si è posto l’obiettivo di dare un senso concreto al loro percorso, elaborando progetti che consentano di operare in vista di reali prospettive di inserimento lavorativo. In questo senso ha avviato rapporti con Cooperative sociali e Laboratori protetti, che possono offrire opportunità di impiego a quanti hanno ottenuto una certificazione dei crediti formativi (che attesta le abilità e le competenze realmente acquisite attraverso percorsi individualizzati, all’interno di un complessivo progetto di “Alternanza scuola/lavoro”) o anche la qualifica del terzo anno (magari impiegando un numero di anni superiore a quelli previsti). In ambedue i casi la scuola, oltre a mettere a disposizione le proprie strutture operative (laboratori, officine, serre, ecc.), si avvale dell’utilizzo di personale educativo specializzato e della fondamentale figura dello “studente mediatore”, quasi sempre un ex alunno del Navarra che conosce la scuola e ha un’età non troppo superiore a quella del disabile. Fermo restando che la responsabilità didattico-educativa resta di competenza del Consiglio di classe e dell’Insegnante di sostegno, che si rapportano alle famiglie, ai Servizi sanitari e a tutti i soggetti esterni alla scuola, la figura dello studente mediatore sta diventando un riferimento indispensabile per il buon esito del lavoro.Sempre nel corso di questi ultimi anni, la vita dell’Istituto si è poi venuta misurando con alcuni problemi di carattere generale (la massiccia richiesta di tecnologia informatica, la necessità di integrare i tradizionali sistemi di apprendimento con la capacità di lavorare in équipe) e ha fatto proprie alcune istanze collegate all’ambito professionale (sensibilizzandosi verso nuove modalitàoperative compatibili con un basso impatto ambientale). Inoltre, conseguentemente all’introduzione dell’autonomia scolastica, la figura del Preside si è trasformata in quella del Dirigente scolastico, posto a capo di un polo che riunisce diversi Istituti fra loro affini. Per questo motivo le due sedi dell’Istituto Navarra, Malborghetto e Ostellato, a partire dal 1997 vengono accorpate all’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato (IPSIA) “Ercole I D’Este” di Ferrara, con la relativa unificazione della parte amministrativa e dirigenziale ma con il mantenimento delle diversità nell’organizzazione dei corsi.Nel giro di breve tempo, tuttavia, le cose sono ulteriormente cambiate, poichè dal 2003 l’Istituto Professionale Navarra si è trasformato in Istituto Tecnico Agrario Statale (ITAS), adottando il progetto Cerere Unitario che prevede un biennio unitario (che rende agevole l’eventuale passaggio ad altra scuola oppure un breve percorso professionalizzante), più un triennio superiore che consente di ottenere il titolo di Perito agrario. Si tratta di una trasformazione importante, forse la più importante dalla sua nascita, di cui è difficile prevedere gli esiti e che rende arduo immaginare quale sarù il futuro.Tuttavia un paio di cose almeno si possono dire. La prima riguarda il fatto che un’indagine conoscitiva promossa nel 2002 dalla prof.ssa Iris Mattioli, al tempo Dirigente scolastico dell’Istituto, conferma quanto operatori e insegnanti avevano sempre saputo. Considerando i dati relativi al biennio 1997/98, l’indagine rivela che l’83% dei diplomati è attualmente occupato, un terzo dei quali con contratto a tempo indeterminato. Essi inoltre dichiarano abbastanza soddisfacente la situazione retributiva, giudicano positivamente l’offerta formativa ricevuta e sostengono che la loro attuale occupazione sia collegata a una conoscenza pregressa col datore di lavoro, iniziata al tempo della scuola, durante gli stage aziendali o nelle ore della “terza area”. Come a dire, insomma, che il lavoro svolto dalla scuola è stato utile e positivo. Proprio per questo allora, e per concludere con la seconda considerazione, è possibile affermare che l’impegno e la serietà che hanno fatto del Navarra un centro importante della vita scolastica (e non solo) della provincia certamente lo sosterranno nelle sfide a venire, nella convinzione che l’eredità del passato sia un patrimonio indispensabile per affrontare serenamente il futuro.